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zie per cattivarsi gli animi e rendere soggetta la volontà, così si unirono tutti nel desiderio di servire e di accarezzar la vezzosissima Mora. Domandò don Fernando allo schiavo come essa si chiamasse, ed egli rispose: “Chiamasi Lela Zoraida;„ ma avendo la Mora compreso la dimanda fatta allo schiavo si affrettò a dire con molta grazia: “No, no, Zoraida: Maria, Maria,„ dando con ciò a conoscere che si chiamava Maria e non Zoraida. Queste parole ed il vivo affetto con cui ella le accompagnò, commossero l’animo dei circostanti, e delle donne singolarmente che sono di loro natura tenere e compassionevoli. Lucinda l’abbracciò con molta affezione, dicendole: “Sì, sì, Maria, Maria;„ cui rispose la Mora: — Sì, sì Maria, Zoraida macange,„ che significa no. Ma intanto era sopraggiunta la notte, e, d’ordine dei compagni di don Fernando, l’oste aveva imbandita una cena la migliore che si potesse ottenere. Arrivato il momento, si assisero tutti ad una lunga tavola a guisa di quelle usate nei tinelli domestici, non essendovene nè di tonde, nè di quadre nell’osteria. Vi fecero sedere nel primo posto don Chi-