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484 don chisciotte

e poeta, e so dirvi di più che ogni volta che io lo veggo o l’odo cantare, tremo tutta, ed un gran batticuore mi conturba, pensando che mio padre potrebbe riconoscerlo ed avvedersi dei nostri amori. Non gli ho detto mai una sola parola; e non per tanto lo amo sì vivamente che sembrami di non poter vivere senza di lui. Eccovi, o signora, quanto io posso dire di questo cantore, la cui voce vi recò sì gran diletto; e basti essa sola per provarvi che non è egli già un vetturino, ma dominatore di cuori, e signore di vassalli siccome vi ho detto.

— Non proseguite, signora Chiara, disse Dorotea dandole allora infiniti baci, non proseguite, vi ripeto, e attendete il nuovo giorno, chè spero nel cielo d’incamminare le cose vostre per modo da condurle a quel termine fortunato che loro si addice. — Ah signora, qual fine si può sperare mai essendo il padre suo tanto ricco e tanto grande, che gli sembrerà ch’io non possa divenire non pure la sposa, ma nemmeno la serva di suo figlio? Io poi non lo vorrei per mio marito senza l’assenso di suo padre, per quanto v’ha di più prezioso al mondo. Altro non bramerei adesso se non che questo giovane ritornasse a casa sua, nè mi seguitasse; chè forse più non vedendolo nel nostro lungo viaggio, mi si allevierebbe la pena che mi affligge tanto; ma pur troppo anche questo immaginato rimedio mi sarà di poco sollievo! Non so che voglia significare questo mio stato, nè come io abbia concepito sì grande amore, essendo ambedue noi così giovani e probabilmente pari di età; poichè, per quanto dice mio padre, io compirò i sedici anni al giorno del san Michele venturo„. Dorotea non seppe contenersi dal ridere sentendo Chiara parlare così all’infantile, e le disse: — Riposiamoci, signorina, il poco tempo che credo ci avanzi di questa notte, e al nuovo giorno o troveremo qualche rimedio, o io non sono quella che sono„. Con questo tornarono a dormire, e nell’osteria regnava un gran silenzio. Erano svegliate la sola figlia dell’oste e Maritorna, le quali conoscendo l’umore di don Chisciotte, e sapendo che stava fuori dell’osteria armato e a cavallo facendo la sentinella, si misero in capo di fargli una burla, od almeno di passare un poco di tempo piacevolmente a spese della sua pazzia.

La cosa andò in questo modo. In tutta l’osteria non v’era finestra che riuscisse sopra la strada, ma un buco solo per cui solevano gettar fuori la paglia. Si posero a questo buco le due semidonzelle, e videro don Chisciotte a cavallo appoggiato al suo lancione, gettando di tanto in tanto sì dogliosi e profondi sospiri, che per ognuno di essi pareva dovesse uscirgli l’anima del petto. Udirono inoltre che con tenera, gentile e amorosa voce così stava