Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/14

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4 prologo.

regola dee patire eccezione nel caso mio. Tu avresti voluto che io a quell’autore avessi dato dell’asino, dello scimunito, del temerario. Ciò non mi passa neppure in pensiere: sia punito egli dalla stessa sua colpa: se la mangi col proprio suo pane, e con ciò abbia fine ogni contesa. Quello che mi aveva provocato un tantino al risentimento, si fu ch’egli mi trattò da vecchio storpio, quasichè fosse stato in mia mano l’impedire che il tempo non iscorresse per me, o come se la mia storpiatura fosse effetto di mal costume, quando provenne da una cagione sì eminente per celebrità da non vantarne l’uguale i passati, i presenti, e fors’anche i secoli avvenire. Se non risplendono le mie ferite agli occhi di chi le osserva, acquistano però pregio dalla cognizione che ognuno ha della loro origine. Al soldato è molto più glorioso il cadere estinto sul campo, che l’essere debitore della libertà alla fuga; ed io sento così al vivo la verità di questo principio, che se mi venisse adesso proposto e reso facile l’impossibile, presceglierei le ferite delle quali fui ricoperto nella prodigiosa giornata a tutti nota1, piuttosto che il non aver riportata ferita alcuna per non esservi intervenuto. Le cicatrici che può mostrare il soldato nella faccia o nel petto, sono marchii segnalati che lo innalzano al più alto onore, e gli danno diritto di aspirare agli elogi più giusti. Deesi poi avvertire che non è la canizie che scrive, ma l’intelletto; il quale si rende più maturo collo scorrere della nostra età. Seppi eziandio che il mio avversario mi taccia d’invidioso, e che trattandomi da ignorante definisce che cosa è l’invidia; la quale, potendo essere di due nature, io protesto con candore di animo che non la riconosco se non in quanto sia onesta, nobile e volta ad una lecita emulazione. Se così è (come non si può rivocare in dubbio), non mi cadde in mente, nè ho osato mai di perseguitare verun ecclesiastico, e meno ancora se aggiunga egli ai suoi titoli quello di essere ministro del Sant’Offizio2. Se si è voluto prendere di mira un tale si è commesso un grosso sproposito, mentre di questo tale da me si tengono in alto pregio l’ingegno e le opere; e le continuate virtuose sue fatiche formano il più giusto soggetto della mia ammirazione. Protesto poi al critico autore tutta la mia gratitudine per avere egli deciso che sono le mie novelle più satiriche che esemplari, ma tuttavia buone, e che non avrebbero potuto esserlo, se non vi si trovasse un poco di ogni cosa. Sembrami

  1. La battaglia di Lepanto.
  2. Allusione a Lope de Vega che dopo avere avute due mogli fu prete e del Santo Offizio.