Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/257

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capitolo xxvi 247

alla vita cingendolo bene nel petto per non cadere; e ciò perchè la signora Melisendra non era avvezza a cavalcare a quella maniera. Notino adesso come i nitriti del cavallo fanno prova ch’è assai contento di portare nel padrone e nella padrona il carico più leggiadro e il più geniale. Ecco come voltano le spalle ed escono della città tutti giubilanti e prendono la via di Parigi. Andate in pace, o senza pari veraci amanti, e vi rivegga la vostra patria giunti al porto di desiderata salvezza senza che dalla fortuna sia frapposto inciampo al vostro felice viaggio; e così gli occhi dei vostri amici possano godere di vedervi passare in tranquilla pace il resto dei vostri giorni, che sieno pur quelli di Nestore!„ A questo punto alzò un’altra volta la voce maestro Pietro, e disse al ragazzo: — Non t’innalzare troppo, o ragazzo, chè ogni affettazione ritorna a nausea„. L’interprete non rispose, e continuò dicendo: — Non mancarono alcuni oziosi (chè se ne trovano da per tutto) di notare la discesa dal balcone e la fuga di Melisendra, e ne informarono il re Marsilio; il quale fece subito suonare a martello, e con tanta furia che la città fu tutta quanta sossopra per lo rimbombo delle campane che dalle torri delle meschite assordavano l’aria. — Oh questo poi no, interruppe don Chisciotte: è una improprietà questa delle campane, chè tra i Mori non si usano, ma sì bene quei tamburi e zufoli che assomigliano ai nostri piferi; e questo del suonare le campane in Sanguegna è un madornale sproposito di maestro Pietro„. Maestro Pietro cessò allora dal contraffar il rombo delle campane, e disse: — Non si perda vossignoria in frivolezze, signor don Chisciotte, nè esamini tanto sottilmente queste nelle quali ba-