Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/327

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capitolo xxxiii 317

lo terrò sopra le pupille degli occhi miei. — Basta che stia in istalla, replicò Sancio, e non sopra le pupille degli occhi della vostra grandezza; nè esso nè io siamo degni di starvi un momento solo, e piuttosto che acconsentire a questo mi darei mille pugnalate, quantunque dica il mio padrone che si dee più presto mancare nel troppo che nel poco, e quando si tratta di cortesie giumentili e asinine si ha da condursi col compasso alla mano e con termini misurati. — Sancio, disse la duchessa, potrà menare il suo asino al nuovo governo, ed ivi potrà regalarlo come gli piace, ed anche giubilarlo perchè stia sempre in riposo.— Non pensi, signora duchessa, rispose Sancio, di avere detto ora gran cosa, mentre io ho veduto andar più di uno e due asini a governare, nè saria cosa nuova se io ci conducessi anche il mio„. I detti di Sancio fecero rinnovare le risa e il contento nella duchessa, che mandatolo a riposare andò a ridire al duca ciò ch’era passato fra loro. Concertarono allora di fare una burla a don Chisciotte che avesse a riuscir strepitosa, e che si uniformasse collo stile cavalleresco, seguendo il quale ne inventarono alcune sì proprie e sì singolari che possono noverarsi fra le migliori avventure che in questa grande istoria sieno contenute.