Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/435

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capitolo xlvii 425

duto magistralmente? — Oh se è desso, disse il contadino, m’inchino alla sua presenza„; e mettendosi ginocchioni gli prese la mano per baciargliela. Sancio non lo permise, e gli ordinò d’alzarsi e di esporre il motivo della sua venuta. Così fece il contadino, e subito disse: — Io, o signore, sono contadino, nativo di Miguel-Turra, paese lontano due leghe da città reale. — E’ ci mancava un altro Tiratinfuora, disse Sancio: dite pur su, fratello, chè conosco molto bene a palmo a palmo il paese di Miguel-Turra, ch’è poco lontano dal mio paese. — Il caso è questo, o signore, continuò il contadino, che io per la misericordia di Dio mi sono ammogliato in pace e in seno della santa Chiesa cattolica romana; ho due figli che studiano; il minore batte la strada del baccelliere e il maggiore quella del maestro; ma son vedovo perchè mi morì la moglie, o, per dirla più giusta, me la ammazzò un cattivo medico, il quale gli diede un purgante in tempo di gravidanza; e se fosse piaciuto a Dio che avesse partorito; e mi avesse dato un figliuolo io lo avrei incamminato anch’esso a diventar dottore, e così non avrebbe avuto invidia dei suoi fratelli il baccelliere e il maestro. — Dimodochè, disse Sancio, se vostra moglie non fosse morta o non l’avessero ammazzata, voi adesso non sareste vedovo. — Signor no, non lo sarei, ripose il contadino. — Siamo consolati per le feste!