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fosse l’arraez del brigantino, e gli venne risposto in lingua castigliana da uno dei prigionieri (che poi si scoperse essere rinnegato spagnuolo): — Il giovane che vi vedete dinanzi, o signore, è il nostro arraez,„ e accennò uno dei più belli e ben disposti garzoni che umana immaginazione figurare potesse: non arrivava egli, per quanto ne pareva, all’età di vent’anni. Gli disse il generale: — Rispondimi, cane malconsigliato, e chi t’indusse ad ammazzare i miei soldati quando vedevi ch’era per te impossibile la fuga? È egli questo il rispetto che si porta alle capitane? Non sai tu che la temerità non è bravura? Le speranze dubbie possono bensì rendere audaci gli uomini, ma non temerarii.„ Voleva ripigliare l’arraez, ma non potè per allora il generale udir la risposta, essendo passato in fretta ad accogliere il vicerè, che già entrava nella galea seguitato da alcuni suoi servi e da altre persone della città. — È riuscita bene la caccia, signor generale? disse il vicerè. — E tanto bene, rispose il generale, che la vedrà vostra eccellenza or ora pendente all’antenna. — Perchè questo? replicò