Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/73

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capitolo vii 63

pel mondo quelle ch’egli chiama venture, benchè io non sappia concepire perchè si serva di questo mal adattato nome. La prima volta lo ricondussero a casa attraverso ad un giumento e fracassato dalle bastonate; la seconda venne su di un carro tirato da buoi e rinserrato in una gabbia, dove egli s’immaginava di essere incantato: e arrivò il povero uomo sì malconcio che non lo avrebbe conosciuto la madre che lo partorì; era smunto, giallastro, cogli occhi concentrati nelle ultime cavità del cervello, a tale che per farlo tornare in sè un cotal poco, mi bisognò mandare a male più di seicento ova, come ben lo sa Dio, il mondo e le mie galline, che non mi daranno mai una mentita. — Ne sono certissimo, rispose il baccelliere, poichè sono sì buone, sì grasse e sì ben costumate che non direbbero una cosa per un’altra se pure scoppiassero: in sostanza, signora serva, non c’è più di questo? nè altro disordine è successo se non che si dubita che il signor don Chisciotte voglia andarsene per la terza volta? — Niente altro, rispose la serva. — Ebbene, soggiunse il baccelliere, non ve ne date fastidio: andatevene a casa vostra tranquilla, preparatemi qualche cosa calda da asciolvere, e intanto per la strada recitate l’orazione di sant’Apollonia, se la sapete, ch’io vi raggiungerò or ora, e vi farò vedere maraviglie. — Meschina di me! replicò la serva; mi suggerisce vossignoria ch’io reciti l’orazione di sant’Apollonia? sarebbe buona se il mio padrone avesse male di denti, ma il suo male consiste in una infermità del cervello. — So quello che dico, signora serva: andate, nè vi mettete a piatire con me, rispose Carrasco, perchè sapete bene ch’io sono baccelliere in Salamanca, nè occorre dire di più„. Con questo la serva andò via, e il baccelliere si recò subito in traccia del curato per conferire su quelle cose che a suo tempo saranno riferite.

Stavano intanto rinchiusi insieme in una camera don Chisciotte e Sancio, e passavano fra loro i discorsi che con molta esattezza e con veridica relazione racconta la storia. Disse Sancio al suo padrone: — Signore, ho rilotta mia moglie a permettere ch’io seguiti vossignoria dove mi vorrà menare. — Ridotta hai a dire, o Sancio, risposegli don Chisciotte, e non già rilotta. — Due o tre volte, replicò Sancio, se ben mi ricordo, ho pregato vossignoria che non si faccia a correggere i miei bocaboli quando ella già intende abbastanza quello che voglio dire; e se non l’intende, dica: Sancio, o diavolo, spiegati meglio; e allora se non saprò farmi capire potrà correggermi, chè io sono sempre tocile. — Ecco che non t’intendo, o Sancio, disse don Chisciotte, e non so che voglia significare io sono tocile. — Sempre tocile vuol dire, rispose Sancio, sono sem-