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ragionamento terzo | 37 |
Stradino. Aprite e leggetelo, poi ve ne farete beffe.
Nicolò. «Licaonio fu un censore giudice in Roma, d’alta statura, piú tosto magro che grasso; aveva gli occhi lippi, poca barba e naso arcigno; grand’orecchie e picciol posolino; aveva le vene grosse e rilevate su la fronte grande e le ciglia giunte; poi scopriva quanti nervi egli avesse nel collo. Era costui nelle leggi de’ romani peritissimo e dottissimo e nella pratica del giudicare esperimentato: naturalmente favellava poco, e nel rispondere molto risoluto; ministrava equalmente giustizia e non la risparmiava a nessuno; spediva con brevitá, né sí tosto avevano le parti cominciato a dire il caso che in quattro parole egli diceva loro il successo, tanto aveva cognizione degli uomini e de’ fatti di Roma. Mai fu alcuno che lo potesse corrompere con preghi, favori o presenti né con bravarie farlo ritrarre dal dritto della giustizia».
Stradino. Segna cotesto luogo.
Nicolò. «Era nella pratica molto solitario, molto severo nel rispondere, né si piegava a belle parole che lo pregassero; crudele nel gastigare».
Stradino. Questa sua condizione non mi piace troppo; lieva il segno.
Nicolò. Ah, ah, padre Stradino, voi non volete insegnar cose che offendino.
Stradino. Séguita pure; basta che questo cerchio di brigate da bene odino loro.
Nicolò. «Sospettoso era costui molto e ombrava d’ogni atto e cenno che egli vedeva fare e sopra tutto era da molti aborrito e da tutti temuto».
Stradino. Costui doveva esser fratel di Maurizio:notanon lègger piú costí; passa inanzi.
Nicolò. Stradino, questo fa buon sentire, la differenza delle nature, acciò che le persone, udendo, lascino le cattive parti; 1