Pagina:Dopo il divorzio.djvu/164

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fra le labbra sorridenti, rosse e lucide come ciliege; e subito sentì la mano di lui dietro la testa, e quelle labbra rosse, lucide e ardenti come il fuoco, toccarono le sue.

— Ah, noi non pensiamo all’eternità... — disse con voce ansante, appena egli l’ebbe baciata.

Ma poco dopo, ritornati in cucina, ella cominciò a ridere con un riso fresco e puro di giovinetta, mentre Brontu la guardava con l’aria speciale che egli prendeva quando era ubriaco.


L’inverno passò. Gli amici di Costantino non cessarono un momento di intrigare e lottare perchè il maledetto matrimonio non si avverasse. Invano. In quell’occasione i Dejas e le Era sembravano gente fatata; erano invulnerabili, non si lasciavano scuotere nè da preghiere, nè da minaccie, nè da pettegolezzi.

Il sindaco, anche il sindaco, un pastore che rassomigliava a Napoleone I, pallido e fiero, era contrario a quel matrimonio del diavolo; e quando Giovanna e Brontu andarono in gran segretezza a richieder le pubblicazioni, egli li trattò con freddo disprezzo, sputando per terra ogni due secondi. La gente minacciava scandali. Finchè s’era trattato del divorzio, la gente s’era meravigliata, ma non scossa; finchè s’era parlato dell’amoreggiamento di Brontu e Giovanna, la gente aveva mormorato, ma, in fondo, s’era compiaciuta di aver uno scandalo sul quale intrattenersi; finchè s’era trattato d’un matrimonio che sembrava impossibile, la gente aveva riso, ma