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ma tutti guardavano in silenzio, come se passasse un funerale, e nessuno seguiva. Gli occhi di Giacobbe si velavano: ad un tratto egli barcollò e s’appoggiò ad Isidoro.

Le donne marciavano, trottavano come puledre; il canto melanconico saliva, spandevasi, dileguavasi come fumo nel freddo silenzio della sera, intorno al suono stridente della cetra, che aveva gemiti di bestiolina ferita abbandonata in una macchia.

Finalmente si arrivò alla casa della piccola vedova; nel focolare di schisto, al centro della cucina, ardeva il fuoco su un mucchio di brage estratte poco prima dal forno. Questo forno, rotondo e vasto, con un buco nel centro della volta per l’uscita del fumo, occupava un angolo della cucina, ed aveva un’apertura quadrata, per la quale poteva benissimo introdursi un uomo. Ebbene, Giacobbe Dejas si curvò ed entrò nel forno tiepido; sull’apertura apparvero le suola ferrate dei suoi scarponi, i cui chiodi consumati brillarono tenuemente al riflesso del fuoco.

Ritte, intorno al focolare ed al forno, le donne proseguirono il loro coro: il barlume rosso-violaceo del fuoco tremolava sulle loro persone, rischiarando i corsetti gialli e le camicie bianche. La boccuccia aperta e rotonda di zia Anna-Rosa pareva un forellino nero sul volto roseo e lucente. Il cieco aveva sentito il fuoco e vi si andava avvicinando a poco a poco, senza smettere di suonare. Arrivato sull’orlo del focolare mise il piede scalzo sulla pietra ardente.

— Zsss... — soffiò Isidoro, — bada che ti scotti, quel ragazzo!

14 – Dopo il divorzio