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un fil di voce: “Addio. Angelo, ricordati di me, io ti avrò sempre nel cuore; addio, addio....” Ora era la sera di Natale: che faceva la mamma, che faceva la sua Elvira? si ricordavano di lui? era suonata la messa? ci sarebbe andata l’Elvira alla messa di Natale?

Ah, l’avessero almeno mandato in licenza!... A quest’ora sarebbe a casa, sarebbe coll’Elvira; pochi giorni gli sarebbero bastati. Ma non aveva avuto il coraggio di domandar la licenza; il Capitano gli faceva paura, gridava sempre, gridava per un nonnulla.... Eppoi era recluta lui.... doveva imparare le istruzioni.... Ah, fate il soldato!... il Natale... il Natale!...

— Ma cos’ha costui? ma non vogliono finirla ancora?

Era un vicino di letto, un napoletano, il quale, senza tante tenerezze, aveva festeggiato bravamente il Natale alzando un po’ troppo il gomito. Poi si era cacciato in letto, aveva russato un pezzo come un mantice, e, ad un dato momento, si era alzato perchè si sentiva una gran rivoluzione nello stomaco.

— E quegli altri cosa fanno attorno a quel tavolo? perchè non vanno a letto?

Erano alcuni soldati e qualche caporale che chiaccheravano sommessamente, accalorati in una discussione d’arte culinaria:

— Ma sta zitto, bestia; al mio paese non è così; il capitone si mangia sempre dopo il fritto: Fritto, capitone, anguilla....

— Come!... anche l’anguilla mangiate voialtri?

— Sicuro, ti fa meraviglia?

— Ma fra noi non è così, ma scusa, ecco qua: al mio paese....

— Zitto, ragazzi, ho inteso gridare laggiù in fondo alla camerata....

— Ma chi grida, ma voi sognate, caporale?

— Silenzio! sentite... Linda...! Linda...! chi è questa Linda?

— Ve’, ve’ — Caproni sogna l’innamorata, la sua Linda: ha ricevuto una lettera stamane dove gli diceva tante cose del Natale e gli ha mandato anche una torta; ah, ah, ora sogna la Linda!