Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/111

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Parte I. Cap. III. 89

portare. Mà sopportando impariamo ancor questo, ch’è di conoscere quanto poca, e picciola sia la nostra patienza. E’ facile cosa il far del paziente quando non ci è niente da patire. Il Rè David riprendendo se stesso dice: Ego dixi in abundantia mea, non movebor in aeternum. Avertisti faciem tuam à me, et factus sum conturbatus. c Signore, quando io stavo quieto, e non ero travagliato da cosa alcuna, e abbondavo di consolationi, mi vantai, e dissi, che non mi sarei scomposto per cosa, che mi fosse occorsa; ma voi, per farmi vedere quale io fussi, e per illuminarmi l’intelletto, rivoltaste da me la vostra faccia, e subito mi conturbai. S. Pietro non si haverebbe mai creduto d’essere così timido, e codardo, se non havesse fatto così miserabile caduta. Havea egli sparso queste parole magnifiche nel cenacolo: Etsi oportuit me