Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/401

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Parte II. Cap. II. 377

quello, che faceva il Rè David ad Uria, quando gli mandò dietro le vivande reali della sua tavola, come dicono le sacre historie: Secutus est eum cibus regius.c Al medesimo modo il Rè Nabuchdonosor ordinò, che alli quattro giovinetti hebrei si dessero ogni giorno le vivande della sua propria tavola, e che mangiassero dei medesimi cibi, ch’esso mangiava, e bevessero del medesimo vino ch’esso beveva.d Ma che sono questi cibi reali di Christo? e che cosa è questa sua bevanda? Non è altro, che la penuria di tutte le cose, nascere, vivere, e morire in estrema povertà. Dice il Salvatore: Meus cibus est (dice il Salvatore) ut faciam voluntatem eius, qui misit me, ut perficiam opus eius.e Il mio cibo è il fare la volontà di quello, che mi hà mandato, e di finire l’opera sua. E che opera è questa? L’esser continuamente crocifisso