Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/467

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Parte II. Cap. IV. 443

Cor. c. 4. 7. f 1 Tim. c. 5. 13. g 2. Tim. c. 4. 10. h Phil. c. 2. 27. i S. Bern. de grd. humil. et superb. gr. 1. superb. fin.

§. 5.

V

Engaci dunque qualsivoglia cosa da patire, sottomettiamoci in tutte le cose alla divina mano. Ne vi sia alcuno, che dica: io non hò meritato cose così gravi, non hò colpa alcuna, e patisco a torto, perche queste parole son’empie, e pessime. Migliori assai di queste altre. Io patisco giustamente quel che patisco; perche son castigato conforme à i meriti; e se ben mi paresse, che in questo tempo, e per questa colpa non dovessi esser così rigidamente castigato, nientedimeno la verità è, che mille volte hò meritato questo male. E così non son mai castigato ingiustamente nè à torto mà si bene sempre per il bene, e util mio; perche a questo modo fò prova di me