Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/185

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tirarti il naso e ad arrampicarsi sulla tua gobba, il piccolo Cici colla testina tutta a ricciolini, non tornerà più. È morto».

E a un tratto l'orologio di cucina aveva suonato le ore, il canarino si era messo a cantare, e il vecchio si era scosso, violentemente richiamato alle necessità del momento: essi, i poveretti, il papà e la mamma di Cici, i suoi padroni cari, tornavano; e Dio sa in quale stato!

Presto, nascondere la culla: nascondere il cavalluccio di legno; cancellare dalla lavagna la figura del gatto coi baffi irti che Cici l'autunno prima, a due anni e mezzo, aveva tracciato col gesso, con grande meraviglia e orgoglio di tutti; presto, nascondere il panchettino, e il pupazzo senza testa, portare in granaio anche la minuscola giacca rossa e il cappuccetto che erano rimasti appesi all'attaccapanni....

Su per le scale, su, su, su.... affinchè essi tornando non incontrassero ad ogni passo.... Il cappuccetto odorava ancora di latte, dalla tasea della giacchettina rossa erano caduti due sassolini....

Il vecchio con mani tremanti li raccolse, li rimise nella saccoccia di «lui».

Quando tutti gli oggetti appartenenti al bambino furono accuratamente accatastati nel più remoto angolo del granaio, e coperti da una tela cerata, il vecchio scese, rientrò nella stanza nuziale, mise l'acqua nelle brocche, approntò il bagno, preparò in anticamera una piccola tavola colle modeste risorse della sua dispensa.

Prese in mano le forbici per staccare qualche