Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/199

Da Wikisource.

Sul cadavere di sua madre Fausto giurò di non partire, di non abbandonar la sorella. E non l'abbandonò infatti, per quanto quella promessa gli costasse. Ah, avere del sangue nelle vene, e sentire che gli altri si battono, che si vince, che si muore, e fremere nell'inerzia, e non accorrere....

No, bisognava restare. Già Elena aveva patito una troppo dura scossa alla morte di sua madre; ella era al suo fianco quando era stramazzata a terra, e i suoi occhi parevano sempre pieni di quella visione.

Talvolta nella notte l'incubo la riafferrava, ed ella balzava con un urlo sul letto:

— Mamma! Mamma!

E pareva che quel dolore avesse travolto come in un naufragio tutto il coraggio, tutta la speranza e la fiducia della fanciulla, e tutto ora la impressionava, tutto la faceva tremare, alimentava un orgasmo, una febbre, che dall'ora funebre datavano.

Inutilmente Battista si affaccendava intorno ai fiori, intorno agli uccelli, coll'ingenua speranza d'interessarla ancora ad essi, di riattaccarla a ciò che un giorno le era stato caro. Mai i fiori erano stati più belli, mai l'uccelliera più ricca di ospiti variopinti, ma i cardellini cantavano soli sotto l'ontano: la loro garrula