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Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/58

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— Mio fratello! dov’è mio fratello?

Uno di quei furibondi con un pugno fecegli saltare di testa il cappello. Un altro mostravagli il sangue di cui aveva imbrattate le mani; un terzo dopo avere sventrato Cornelio accorreva per non perdere l’occasione di fare altrettanto al gran Pensionario, intantochè strascinavasi alla forca il cadavere di quello che era già morto.

Giovanni gemè dolorosamente, e si coprì gli occhi con le mani.

— Ah! tu chiudi gli occhi, disse un soldato della guardia paesana; ebbene, te li voglio cavar’io!

E lo percosse nel viso con un colpo di picca, per cui spicciò il sangue.

— Fratello mio! esclamò il de Witt cercando di vedere ciò che fosse accaduto di Cornelio, a traverso alli spilli di sangue che accecavanlo: fratello mio!

— Va’ a raggiungerlo! urlò un altro assassino, appoggiandogli il moschetto alla tempia, e scattando il grilletto. Ma il colpo non partì. Allora l’omicida prendendo l’arme per la canna a due mani, percosse col calcio Giovanni de Witt, che barcullò e cadde ai suoi piedi.

Ma con uno sforzo supremo rialzossi:

— Fratello mio! gridò con voce talmente lamentevole, che il giovine chiuse l’imposta.

D’altronde restava poco più a vedersi, perchè un terzo assassino per finirla scaricogli un colpo di pistola, che questa volta prese, e fecegli saltare il cranio. Giovanni de Witt cadde per non più rialzarsi.

Allora ognuno di quei miserabili fatti arditi della sua caduta scaricò la sua arme sopra quel cadavere;