Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/103

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IV. Che i variati e diversi pesi delle libre usate per detti preciosi metalli, tutti siano ridotti e mantenuti per sempre conformi e giusti al peso del campione della libra osservato nella zeca di Bologna; e che siano generalmente usati, cosi nel fare le monete nuove, come nel fare l’universal tassa di tutte le monete finora fatte.

V. Il non permettere che si cavino le fatture dal corpo delle monete.

VI. Il porre o imprimere su le monete di qualunque sorte, cosi d’oro come d’argento, che di nuovo si faranno, le note del loro valore, sotto titolo d’«imperiale» della lega o finezza e del numero di quante ne vadino alla libra; e con tal ordine, che da tutti possano esser conosciute e facilmente intese.

VII. L’osservar un sol ordine tanto nel tassare quanto nel far le monete e d’oro e d’argento, dal qual ne succederá che i danari resteranno per sempre regolati.

CAPITOLO XLV

Avvertimenti a’ prencipi dell’onore ed utile, che tanto a loro come ai loro popoli ne seguirá, s’essequir faranno le presenti cose.

Fra l’altre degne ed onorate azioni dalli prencipi nelli loro maneggi fatte, si è procurato, come si sa, con ogni studio di fare che nelli loro Stati e regni siano fatte belle e buone monete e d’oro e d’argento, accioché fossero e per memorie de’ nomi loro, ed anco perché fossero spese ed accettate per i debiti valori tanto nei domini loro come in altri luoghi. Nondimeno, perché nel farle gli ordini sono stati e sono diversamente osservati da una provincia all’altra ed anco da una cittá all’altra, essi non hanno mai potuto effettuare questo loro cosi giusto desiderio. Or, accioché una volta si dia fine a cosi gran travaglio, ho pensato col mezo di queste mie deboli fatiche avvertirli che, se vorranno che sia essequita questa loro buona volontá, non dovranno permettere che per l’avenire siano fatte le monete se non con