Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/173

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parte prima - capitolo vii-viii 163


CAPITOLO VII

Che non vi siano altre cause che le predette.

Altre cause delle predette non vi sono, che non siano o cause o occasioni subalternate a quelle; sí come, se si vuol ponere per occasione d’alcun momento, quando ciò fosse, il prezzo basso del cambio, saria occasione che saria subalternata all’accidente commune del trafico; e cosí ancora l’occasione del prezzo basso dell’entrate, che similmente staria sotto l’accidente predetto del trafico; come ancora il prezzo alto della moneta si porrebbe sotto l’accidente della provisione di colui che governa. Le quali cose e simili non si possono dir "cause" né meno subalternate, ma "occasione", perché non producono l’effetto necessariamente, benché al detto De Santis il solo prezzo basso del cambio gli abbia parso non solo causa principale e potente, ma unica, e cosí il prezzo alto della moneta; del che si ragionerá nella seconda e terza parte. Si conclude, dunque, altre cause che le predette non vi essere, che siano principali; le quali acciò meglio s’intendano e con essempio si conoscano, si fará comparazione della cittá di Napoli con alcune cittá d’Italia, discorrendo d’alcuni accidenti di detta cittá pertinenti a questo proposito.

CAPITOLO VIII

Comparazione della cittá di Napoli con la cittá di Venezia e Genoa
a rispetto delli predetti accidenti.

Essendo queste cittá, Venezia e Genoa, quelle nelle quali non solo non si ritrova l’accidente proprio della superabbondanzia delle robbe, ma de diretto contrarie, che in nisciuna di queste non solo non vi si fa la bastanza, ma neanco parte alcuna si può dire; e all’incontro la cittá di Napoli, quella nella quale si ritrova in perfezione questo accidente, estraendosi dal