Pagina:Elogio della pazzia.djvu/122

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della pazzia 109

tenere una carica, e chi preferisce a tutto il sedersi ozioso in un angolo del suo focolare. S’arrabbiano i litiganti per la lentezza della procedura, e pare che gareggino a chi può più arricchire un giudice venale ed un avvocato prevaricatore, i quali non hanno altro scopo che prolungare la lite ad essi solo vantaggiosa. Gli nomini torbidi e sediziosi corrono dietro alle novità, e gl’inquieti meditano sempre grandiose imprese. Alcuni intraprendono il pellegrinaggio di Gerusalemme, di Roma, di S. Giacomo, ove non hanno che fare, e intanto lasciano in abbandono nelle proprie case le mogli e i figli, che avrebbero gran bisogno della loro presenza.

Se poteste finalmente osservare dal mondo della luna, come già Menippo, le innumerabili agitazioni de’ mortali, voi credereste certo di vedere una fitta nube di mosche, o di zanzare che rissano, che s’insidiano, che si fan guerra, che s’invidiano, che si spogliano, che scherzano, che amoreggiano, che nascono, che invecchiano, che muoiono. Non potete figurarvi gli orrori e le rivoluzioni, di cui riempie la terra quell’animuluccio sì piccolo, e di sì poca durata, volgarmente chiamato uomo. Tante volte un lieve turbine di guerra o di peste, basta a rapirne e a dissiparne in un momento molte migliaia. Ma io stessa sarei stolta in sommo grado, e meriterei che Democrito facesse di me le più grasse risa, se pretendessi di voler descrivere tutte le stravaganze e le pazzie del volgo. Passiamo pertanto a parlare di coloro, che conservano fra gli uomini un’apparenza di saviezza, e tengono dietro, come dicono essi, a questo ramo d’oro di Virgilio.

Fra questi tengono il primo posto i grammatici, ossia i pedanti. Questa specie d’uomini sarebbe al