Pagina:Elogio della pazzia.djvu/28

Da Wikisource.

della pazzia 15

forse scolpito sulla fronte tutto ciò che sono? Se mai alcuno tanto goffamente s’ingannasse da prendermi per Minerva o per la Sapienza, non ha che a mirarmi in fronte, e tosto mi conoscerà a fondo, senza che mi serva delle parole che sono l’immagine sincera del pensiero. Non trovasi in me simulazione alcuna, e tale mi mostro all’esterno, quale sono nel cuore. Sono sempre eguale a me stessa; talchè se alcuni de’ miei seguaci presumessero di non passare per tali, e d’infingersi sotto maschera e nome di saggi, eglino non saranno più che sciume vestite di porpora, che asini coperti della pelle del lione. Qualunque poi sia lo studio che facciano costoro per contraffarsi, due lunghissimi orecchioni scopriranno sempre il loro Mida.

Per dire il vero sono assai malcontenta di questa razza ingrata, di questi furbi malvagi; poichè mentre appartengono essi più ch’altri mai al nostro impero, non solo mostrano presso al volgo d’aver onta di portare il mio nome, ma di più ad altri spesso il rinfacciano qual titolo obbrobrioso. Quindi essendo costoro pazzi ed arcipazzi, ed affettando il contegno di savj e di Taleti, non avremo noi ragione di chiamarli pazzamente savj?