Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/167

Da Wikisource.

Poesie 89


agitando or quinci or quindi il fogliame risonante;
grida di: «Allah! Allah!» s’odono in alto tra i nembi,

cresce in alte onde il rumore come d’un mare in tempesta;
feroci urli di battaglia si rinnovano a ogni istante,

45le foglie acute e lunghe si piegan sotto le raffiche
e davanti a Roma nuova piegano a terra il capo.


Sobbalza in sogno il Sultano.... si desta.... e sul cielo
vede la luna che naviga al disospra dell’Eschiscer;

e triste guarda la casa dello Sceicco Edebalì.
50Dietro le grate della finestra una giovinetta gli appare

che a lui sorride, flessuosa come un ramo di nocciuolo:
dello Sceicco è la figliuola, è la bella Malcatùn.

Ailor vede ben che il sogno gli è mandato dal Profeta,
che un istante egli è vissuto nel paradiso di Maometto,

55che dal suo amore umano un impero nascerà,
la cui durata e i cui confini solo il Cielo lo saprà.


Il suo sogno prende forma e coni’aquila in alto spazia:
ad ogni anno il suo impèro sempre più lungi si stende,

ed ogni anno più in alto s’erge il sacro verde stendardo,
60mentre generazioni a generazioni, sultani a sultani succedono.

Così regno dopo regno a lui le porte apre....
fino al Danubio arriva il fulmineo Bajazìd....

Ad un segno, sponde opposte un ponte di navi lega,
ed a suono di fanfare tutta l’oste passa il fiume:

65giannizzeri, adottivi figli d’Allah, e fierissimi Spahì
empiono, il cielo oscurando, la pianura di Rovine;

brulicando come uno sciame spandon loro grandi tende....
sol lontano all’orizzonte, risuona il bosco di querce.