Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/130

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— Come dico, il procuratore del re non poteva sospettare quel delitto, se non ne fosse stato avvisato da lettere anonime.

Don Gonzalo, alla frase lettere anonime, corrugò la fronte, e la sua fisonomia leale e serena espresse un senso marcatissimo di disgusto.

— Caspita! - sclamò - in Spagna gli alti funzionari alle lettere anonime non ci fanno caso.

— Dirò. Il commendatore, infatti, nè alla prima nè alla seconda anonima non badò.

Questo lo so di certo, e lo dico a lei, marchese, in tutta confidenza. Ma poi, continuando esse sempre più stringenti e designando nome e fatti precisi, il procuratore del re fu obbligato di occuparsene e di agire.

— E si sa chi possa aver avuto interesse a svelare l’intrigo?

— Io so anche questo - disse il direttore ma non vorrei tradire un segreto di ufficio.

— Ella sa che con me non tradisce nulla.

Le ho mostrate le credenziali.

— È vero! Dicevo per obbligo di coscienza. Le dirò dunque che in questo processo c’è un mistero e un imbroglio terribile. Le lettere anonime accusavano la levatrice di avere procurato un bambino ad una signora della città,