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La prefettura intanto verso le prime ore della sera fece affiggere il seguente manifesto:

«Romani!

«Davanti ad un fatto così esecrando, per la troppa indignazione vien meno la parola; a Voi, Romani, ne basterà il solo annunzio, perchè tutti i sentimenti di affetto e di gratitudine che ci legano all’Augusto Figlio del Padre della Patria, al Re nostro leale e valoroso, prorompano dai vostri petti generosi, accompagnati da un senso di raccapriccio e dal più patriottico degli sdegni.

«Viva il Re.!

«Roma, 17 novembre 1878. «per il Prefetto
«Mazzoleni».

Nel medesimo tempo il municipio pubblicava:

Romani!

«Interpreti dei vostri sentimenti, abbiamo esternato a S. M. l’orrore che v’ispira l’odioso attentato, ringraziando Dio di aver salvato il Re e la Patria.

«Forte come il Padre, magnanimo come l’Avo, Re Umberto con la sua spada difese sè e la famiglia.

«Romani!

«Mostrate che il popolo è col Re; l’affetto, la fedeltà ed il patriottismo vostro siano conforto agli Augusti Sovrani ed al Figlio loro.

«Dal Campidoglio, li 17 novembre 1878.

«Il Sindaco
«Ruspoli».


In Consiglio Comunale il principe Gabrieli deplorò l’attentato di Passanante, ma essendo fra i designati a portare a Napoli l’espressione dei sentimenti della cittadinanza, non vi andò, dandosi per malato.

Le dimostrazioni d’affetto alla Famiglia Reale furono in quella triste occasione così spontanee ed unanimi da commuovere. Anche il Papa, che vi si era associato col telegramma, non volle rimanere a mezzo e permise che un Te Deum di ringraziamento fosse cantato nella chiesa di S. Silvestro in Capite; un altro ne fu cantato al Sudario per iniziativa delle dame di Corte e a questo assistè tutto il corpo diplomatico.

Roma preparò al Re un’accoglienza trionfale pel 24 novembre. Ghirlande d’alloro, festoni, fiori e trofei ornavano il piazzale della stazione; tutta la tettoia sotto la quale si fermano i treni scompariva sotto le bandiere, le ghirlande, e il verde, tutte le porte erano ornate, tutti i pilastri rivestiti di fiori; la sala reale d’aspetto era addobbata di margherite e di veli, la via Nazionale era trasformata in una via trionfale.

I Sovrani giunsero alle 3 salutati dal cannone e dagli evviva della immensa folla. Quando il corteo reale, preceduto dai corazzieri giunse all’esedra di Termini, ove erano riunite le associazioni, ebbero una calorosa dimostrazione che si ripeté lungo tutto il percorso, fino al Quirinale. Il popolo volle di nuovo vedere i Sovrani al balcone e li costrinse a rimanervi applaudendoli incessantemente. Ma la dimostrazione non finì li. Tutta la sera nelle vie illuminate si udirono evviva e canti, e appena alle 2 della notte Roma ritornò silenziosa.

La sera dopo nuova dimostrazione e ritirata con fiaccole che, accompagnata da una folla immensa e plaudente, andò al Quirinale. La Famiglia Reale dovette affacciarsi e restare lungamente sul balcone.