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uno fra gli altri promosso dall’avv. Raffaele Petroni, per essere stato accusato come ricettatore dei due milioni e mezzo rubati alla Banca Nazionale in Ancona, e dall’avv. Lopez, l’elegante abruzzese, che aveva acquistato a Roma tanta notorietà. Il giornale diffamatore non aveva tanto torto, perchè alcuni anni dopo il Lopez era appunto condannato per la parte avuta in quel furto, ma allora l’accusa parve una enormità. E reo di calunnia fu ritenuto il Pasqualini, redattore dell’Ezio II, e venne condannato a un mese di carcere.

Appena indette le elezioni generali con l’estensione del suffragio e lo scrutinio di lista, quelli che avevano fatto i comizi per ottenere l’allargamento del voto, chiesero tutto il resto che avevano serbato in petto. A Roma si chiese perfino di obbligare i padroni di casa a non esiger più il deposito per la pigione. Qui furono eletti deputati Guido Baccelli, Luigi Pianciani, Domenico Corazzi, Francesco Coccapieller e Augusto Lorenzini.

L’elezione di Coccapieller parve un fatto enorme a Roma, ma i voti dei suoi amici non sarebbero bastati a portarlo alla Camera, se con il loro solito scetticismo, o per fare una burletta, molti romani, che non erano dalla sua, ma gongolavano sentendo diffamare Tizio e Caio, non gli avessero dato il voto.

Allora sorse un nuovo giornale per combattere Coccapieller e prese il nome di Ciceruacchio, ma la lotta invece di diminuire aumentò.

La Camera si riaprì il 22 di novembre e il Re pronunziò un notevole discorso accennando al grave lavoro che incombeva ai deputati. Il discorso reale fu specialmente applaudito in quelle parti che si riferivano all’opera del ministero dell’interno, e accolto freddamente nelle altre rispetto ai disegni di legge degli on. Zanardelli, Baccarini e Baccelli.

Fu notato che una ventina di socialisti, che erano stati eletti, non erano presenti alla seduta reale per non giurare. Nella seduta successiva, nella quale fu eletto a presidente l’on. Farini a quasi unanimità, il Falleroni, deputato di Macerata rispose: non giuro. Fu uno scandalo. L’on. Pierantoni fece la proposta di dichiarare vacante il collegio di Macerata, ma il Depretis volle un provvedimento più radicale e presentò un progetto di legge per stabilire in quali casi un collegio poteva esser dichiarato vacante per il rifiuto del giuramento dell’eletto. Benchè Costa, Ceneri, Bovio, e anche Cairoli fossero scesi nella lizza per combattere il progetto Depretis, pure fu approvato a stragrande maggioranza, mercè le franche dichiarazioni dell’on. Zanardelli. E così il Governo prima delle vacanze ebbe campo di mostrare i suoi intendimenti e di misurare le proprie forze.

Contro l’elezione Coccapieller (che non fu convalidata subito, avendo chiesto la Camera notizie al Governo svizzero, sulle capitolazioni che si facevano con la Santa Sede nel reclutamento delle guardie, perchè il nuovo onorevole aveva servito in quel corpo) giunse alla presidenza una petizione. E allora Coccapieller chiese che la Camera ordinasse una inchiesta su tutto il suo passato.

Quando il direttore dell’Ezio II uscì dalla Camera dopo la seconda seduta per l’elezione del presidente, lo aspettavano i suoi elettori e gli fecero una calorosa dimostrazione, che non garbò ad altri. Allora incominciarono i fischi e Coccapieller si rifugiò nel caffè Ronzi e Singer, e forse la cosa sarebbe finita male, se subito non fossero comparse guardie e carabinieri a sbarrare il Corso.

Due ambasciatori erano stati cambiati; l’Austria aveva mandato il conte Ludolf invece del conto Wimpffen; la Francia aveva lasciato lungamente vacante il posto d’ambasciatore dopo il ritiro del marchese di Noailles. Finalmente nominò a Roma il signor Decrais, e l’Italia inviò a Parigi il marchese Menabrea.