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In luglio furono assegnati premi ai concorrenti Balzico, Barzaghi, Borghi, Cantalamessa e Civiletti. A quelle sedute non era stato invitato ad assistere il conte Sacconi, esecutore del monumento. Egli protestò giustamente e fu invitato. Per altro a nessuno dei concorrenti fu dato incarico di eseguire la statua, anzi si bandì un nuovo concorso con quattro premi: al primo doveva spettare l’esecuzione della statua equestre; agli altri tre 7000 lire per ciascuno.

In quel mese di luglio dovevano pure giudicarsi i progetti per il palazzo di Giustizia; si erano presentati 44 concorrenti, quasi il doppio di quelli che avevano preso parte alla gara annullata dell’anno precedente; ma non venne presa nessuna risoluzione.

A Camera chiusa le discussioni non cessarono mai sulla politica ecclesiastica del Governo. Il ministro Tajani aveva fatto espellere i gesuiti dal convento di San Gaetano a Firenze, con circolare aveva richiamato l’attenzione delle autorità locali sulle indebite vestizioni che si facevano in tutti i conventi di monache del Regno, ordinando che ne fossero espulse quelle che avevano preso il velo dopo la promulgazione della legge. I giornali cattolici si risentivano ed il ministro li faceva sequestrare. Il Papa intanto ordinava al cardinal Jacobini di spedire note ai Nunzi per richiamare l’attenzione dei Governi sulle condizioni che l’Italia faceva al Papato. Al solito quelle comunicazioni diplomatiche non avevano nessun esito, perchè le potenze non volevano immischiarsi in quella faccenda. Ma sin d’allora si cominciò a riparlare della partenza del Papa da Roma. Gli intransigenti, che trionfavano, spingevano continuamente Leone XIII ad abbandonare il Vaticano, ma il Papa seppe resistere.

Qui a Roma i Gesuiti compravano l’albergo Costanzi sulla via San Nicolò da Tolentino per fondarvi il Collegio Germanico, e subito lo trasformarono, e misero mano alla costruzione della chiesa attigua, piccola di proporzioni, ma elegantissima.

Dalla parte dei Prati di Castello il Comune aveva già allargata la cinta daziaria, comprendendo in essa tutto il nuovo quartiere. L’antica cinta da quel lato era costituita dal Tevere.

Questo allargamento doveva esser seguito da un altro, che poi si fece, perchè fuori delle porte si costruiva quanto e forse più che dentro, e non era giusto che gli abitanti di quei quartieri fossero esonerati dal pagamento dei dazi di consumo. Con i proprietari delle aree fuori Porta San Lorenzo, il Comune, dopo aver udito il parere del Consiglio di Sanità, aveva stabilito un compromesso, mediante il quale essi si obbligavano a sospendere le costruzioni a 300 metri dal Camposanto. Parve che il Comune fosse stato troppo condiscendente, ma non si tenne conto che nella parte del Campo Verano più vicina all’abitato non si seppelliva più, cosicchè la distanza fra il Cimitero e l’abitato era molto maggiore di quel che pareva.

La votazione della legge sulla perequazione fondiaria portò per conseguenza la necessità di nuove operazioni geometriche per formare il catasto del Regno, e il ministro delle Finanze istituì una commissione tecnica che dirigesse quei lavori. Essa era presieduta dal professor Brioschi e ne facevano parte i deputati Curioni e Badaloni, cinque professori d’università, il colonnello Ferrero, direttore dell’Istituto Geodetico di Firenze, il de Stefanis, il Magnaghi, ufficiale superiore di marina, e il professor Pucci, della scuola d’applicazione per gl’ingegneri di Roma; in pari tempo il ministro istituiva un’altra commissione tecnico-amministrativa per le indagini sullo stato e sul valore delle mappe esistenti.

Anche in quest’anno il colera affliggeva una parte d’Italia, e specialmente il litorale adriatico. A Roma si riapri il lazzaretto di Santa Sabina, e vi furono ricoverate alcune persone venute di fuori e colpite da male sospetto, e altre che si erano ammalate qui. Il Papa pure fece mettere in