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La notizia che il Re aveva elargito 500,000 lire per l’istituto degli orfani degli operai, che doveva portare il nome di «Umberto e Margherita» fu annunziata dai giornali insieme con la descrizione del Torneo, il quale, detratte le spese, aveva fruttato per lo stesso scopo benefico 74,000 lire.

Il 26, nelle ore pomeridiane vi fu una festa nei giardini del Quirinale, e durante quel ricevimento, tutti parlavano del pericolo corso dall’Imperatore nella mattina, nel visitare in carrozza i Castelli Romani. A Grottaferrata la carrozza di lui era ribaltata per la caduta dei due primi cavalli ed egli era rimasto incolume quasi per miracolo.

La sera vi fu un gran ballo in casa Doria, ma l’Imperatrice non potè intervenirvi, perchè era stanchissima per le continue feste dei giorni precedenti, e per le visite fatte ai musei Capitolini e Vaticani in quella stessa mattina.

Mentre ferveva la festa nel giardino della Reggia, sulle mura della città veniva affisso un manifesto del Sindaco che esprimeva i ringraziamenti reali.

Il 27 i Sovrani partirono per Napoli nelle ore del mattino e Roma fece alla coppia Imperiale una calorosa dimostrazione, sapendo che dopo un breve soggiorno in quella incantevole città, sarebbe ritornata direttamente in Germania, senza fermarsi.

I Sovrani erano stati oltremodo commossi delle tante prove di devozione e di affetto ricevute dal popolo della capitale e da quello di tutta Italia, il Re si senti portato a farne pubblico ringraziamento. Infatti esso dirigeva al presidente del Consiglio il seguente dispaccio:

«Caro Giolitti,

«La ricorrenza del venticinquesimo anniversario delle mie nozze fu argomento all’Italia per dare alla Mia Casa una nuova e grande dimostrazione di affetto.

«La Regina ed io ne fummo profondamente commossi, e la Nostra esultanza si accrebbe per la nobile gara di opere pietose, colla quale il paese partecipò alla nostra gioia domestica, e per le festose onoranze da esso rese agli Ospiti Augusti ed agli inviati delle Potenze estere, mostrando così la universale concordia degli italiani, nel sentimento della carità e della Patria.

«Desidero che la Nazione sappia essere io lieto ed orgoglioso di quanto il popolo italiano ed il mio Governo operarono in questi giorni nell’altissimo intento del decoro della Nazione.

«Faccio Lei interprete dell’animo mio verso il paese e verso Roma segnatamente, che si dimostrò pari alle sue alte tradizioni e ai suoi nuovi destini.

«Quirinale, 3 maggio 1893.

«aff.mo
«UMBERTO»


La questione dell’Esposizione sonnecchiava come tutto il resto, ma non era svanita. In aprile l’on. Baccelli aveva chiesto per quello scopo un milione al Municipio, uno al Consiglio Comunale e al Governo la lotteria e l’eccedenza del dazio consumo. Il 15 maggio la domanda fu discussa dal Consiglio Comunale e fu vivamente combattuta dall’on. Caetani, duca di Sermoneta; peraltro il concorso del Comune, che la Giunta aveva proposto non oltrepassasse le 500,000 lire ripartite in cinque rate annuali, fu approvato con 39 voti contro 34.

La Regina di Portogallo era rimasta a Roma insieme col duca d’Oporto ed era passata dalla Consulta al Quirinale. Il Re e la Regina la condussero a visitare i Castelli e accettarono ad Albano l’ospitalità dalla principessa di Venosa, mentre la villa signorile era in tutto il suo splendore per la ricca fioritura delle rose.