Pagina:Eneide (Caro).djvu/238

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[70-94] libro v. 197

70Demmo requie e sepolcro, e i mesti altari
Gli consecrammo. Oggi è, s’io non m’inganno,
Quel sempre acerbo ed onorato giorno,
Chè onorato ed acerbo mi fia sempre
(Poi che sì piacque a Dio), quantunque ovunque
75Questo essiglio infelice mi trasporti;
Pongami ne l’arene e ne le secche
De la Getulia; spingami agli scogli
Del mar di Grecia; ne la Grecia stessa
Mi chiugga, e dentro al cerchio di Micene;
80Ch’io l’arò sempre per solenne, e voti
Farògli ogni anno e sacrifici e ludi.
Or poi che da’ celesti, oltre ogni avviso
Nostro, tra’ nostri siamo in pruova addotti
Per onorar le sue ceneri sante,
85Onorianle, adorianle, e dal suo nume
Imploriamo devoti amici i venti,
E stabil seggio, ove gli s’erga un tempio,
In cui sian quest’essequie e questi onori
Rinovellati eternamente ogni anno.
90Due pingui buoi per ciascun nostro legno
Vi profferisce il buon troiano Aceste.
Voi d’Aceste e di Troia i patrii numi
Ne convitate; ed io, quando l’Aurora
Tranquillo e queto il nono giorno adduca,


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