Pagina:Eneide (Caro).djvu/262

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[670-694] libro v. 221

670Cedi a Dio, cedi; e, così detto, impose
Fine a l’assalto. I suoi fidi compagni
Così com’era afflitto, infranto e lasso,
Col capo spenzolato, e con la bocca
Che sangue insieme vomitava e denti,
675Lo portaro a le navi; e fu lor dato
L’elmo, il cimiero e la promessa spada.
Rimase al vincitor la palma e ’l toro,
Di che lieto e superbo: O de la Dea,
Disse, famoso figlio, e voi Troiani,
680Quinci vedete qual ne’ miei verd’anni
Fu la mia possa, e da qual morte aggiate
Liberato Darète. E, ciò dicendo,
Recossi anzi al giuvenco, e ’l duro cesto
Gli vibrò fra le corna. Al fiero colpo
685S’aperse il teschio, si schiacciaron l’ossa,
Schizzò ’l cervello; e ’l bue tremante e chino
Si scosse, barcollò, morto cadè.
Ed ei soggiunse: Èrice, a te quest’alma
Più degna di morire offrisco in vece
690Di quella di Darète, e vincitore
Qui ’l cesto appendo, e qui l’arte ripongo.
     Immantinente Enea l’altra contesa
Propon de l’arco, e i suoi premi dichiara.
Ma l’albero condur pria de la nave


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