Pagina:Eneide (Caro).djvu/286

Da Wikisource.
[1-19] 245

DELL’ENEIDE


Libro Sesto.


     Così piangendo disse: e navigando
Di Cuma in vèr l’euboïca riviera
Si spinse a tutto corso, onde ben tosto
Vi furon sopra, e v’approdaro alfine.
5Volser le prue, gittâr l’ancore; e i legni,
Sì come stero un dopo l’altro in fila,
Di lungo tratto ricovrîr la riva.
     Lieta la gioventù nel lito esperio
Gittossi; ed in un tempo al vitto intesi,
10Chi qua, chi là si diero a picchiar selci,
A tagliar boschi, a cercar fiumi e fonti.
     Intanto Enea verso la ròcca ascese,
Ove in alto sorgea di Febo il tempio,
E là dov’era la spelonca immane
15De l’orrenda Sibilla, a cui fu dato
Dal gran delio profeta animo e mente
D’aprir l’occulte e le future cose.
     Avea di Trivia già varcato il bosco,
Quando avanti di marmo ornato e d’oro


[1-13]