Pagina:Eneide (Caro).djvu/364

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[570-594] libro vii. 323

570Stava nel suo proposito Latino
Ognor più duro. E la regina intanto
Più dal veleno era del serpe infetta:
E già tutta compresa, e da gran mostri
Agitata, sospinta e forsennata,
575Senza ritegno a correre, a scagliarsi,
A gridar fra le genti e fuor d’ogni uso
A tempestar per la città si diede.
Qual per gli atrii scorrendo e per le sale
Infra la turba de’ fanciulli a volo
580Va sferzato palèo ch’a salti, a scosse,
Ed a suon di guinzagli roteando
E ronzando s’aggira e si travolve,
Quando con meraviglia e con diletto
Gli va lo stuol de’ semplicetti intorno,
585E gli dan co’ flagelli animo e forza;
Tal per mezzo del Lazio e de’ feroci
Suoi popoli vagando, insana andava
La regina infelice. E, quel che poscia
Fu d’ardire e di scandalo maggiore,
590Di Bacco simulando il nume e ’l coro
Per tôr la figlia ai Teucri, e le sue nozze
Distornare o ’ndugiare, a’ monti ascesa
Ne le selve l’ascose: O Bacco, o Libero,
Gridando, Eüöè, questa mia vergine


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