Pagina:Eneide (Caro).djvu/370

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[720-744] libro vii. 329

720E ne’ suoi voti i suoi numi invocati,
I Rutuli infra loro a gara armando
S’essortavan l’un l’altro; e tutti insieme
Eran tratti da lui, chi per lui stesso
(Che giovin era amabile e gentile),
725Chi per la nobiltà de’ suoi maggiori,
E chi per la virtude, e per le pruove
Di lui viste altre volte in altre guerre.
     Mentre così de’ suoi Turno dispone
Gli animi e l’armi, in altra parte Aletto
730Sèn vola a’ Teucri, e con nuov’arte apposta
In su la riva un loco, ove in campagna
Correndo e ’nsidïando, il bello Iulo
Seguia le fere fuggitive in caccia.
Qui di súbita rabbia i cani accese
735La virgo di Cocíto, e per la traccia
Gli mise tutti; onde scopriro un cervo
Che fu poi di tumulto, di rottura
Di guerra, e d’ogni mal prima cagione.
     Questo era un cervo mansueto e vago,
740Già grande e di gran corna, che divelto
Da la sua madre, era nel gregge addotto
Di Tirro e de’ suoi figli: ed era Tirro
Il custode maggior de’ regi armenti
E de’ regi poderi; ed egli stesso


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