Pagina:Eneide (Caro).djvu/43

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2 l’eneide. [v. it. 8-32]

E con che dura e sanguinosa guerra
Fondò la sua cittade, e gli suoi Dei
10Ripose in Lazio: onde cotanto crebbe
Il nome de’ Latini, il regno d’Alba,
E le mura e l’imperio alto di Roma.
     Musa, tu che di ciò sai le cagioni,
Tu le mi detta. Qual dolor, qual’onta
15Fece la Dea ch’è pur donna e regina
Degli altri Dei, sì nequitosa ed empia
Contra un sì pio? Qual suo nume l’espose
Per tanti casi a tanti affanni? Ahi tanto
Possono ancor là su l’ire e gli sdegni?
     20Grande, antica, possente e bellicosa
Colonia de’ Fenici era Cartago,
Posta da lunge incontr’Italia e ’ncontra
A la foce del Tebro, a Giunon cara
Sì che le fur men care ed Argo e Samo.
25Qui pose l’armi sue, qui pose il carro,
Qui di porre avea già disegno e cura
(Se tale era il suo fato) il maggior seggio,
E lo scettro anco universal del mondo.
     Ma già contezza avea ch’era di Troia
30Per uscire una gente, onde vedrebbe
Le sue torri superbe a terra sparse,
E de la sua ruina alzarsi in tanto,


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