Pagina:Eneide (Caro).djvu/503

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462 l’eneide. [345-369]

345La più di tutte accorta parlatrice,
Cimodocèa, la sua nave seguendo,
Con la destra a la poppa, e con la manca
Tacita remigando, il capo e ’l dorso
Solo a galla tenendo, d’improvviso
350Così gli disse: Enea, stirpe divina,
Vegli tu? Veglia: il fune allenta, e ’l seno
Apri a le vele tue. De la tua classe
Noi fummo i legni e de la selva Idea,
E siamo or ninfe. I Rutuli col foco
355N’hanno e col ferro dipartite e spinte
Da’ tuoi nostro mal grado. Or te cercando
Siam qui venute. Per pietà di noi
La berecinzia madre in questa forma
N’ha del mar fatte abitatrici e Dee.
     360Ma ’l tuo fanciullo Iulo in mezzo a l’armi
Si sta cinto di fossa e di muraglia
Da’ feroci Latini assedïato.
I tuoi cavalli e gli Arcadi e gli Etruschi
Unitamente han di già preso il loco
365Comandato da te. Turno disegna
Co’ suoi d’attraversarli, e porsi in mezzo
Tra ’l campo e loro. Or via, naviga, approda;
Sorgi tu pria che ’l sole, e sii tu ’l primo
Ad ordinar le tue genti a battaglia.


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