Pagina:Eneide (Caro).djvu/507

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466 l’eneide. [445-469]

445Via, gente eletta, ite con tutti i remi,
Di tutta forza, e sì pingete i legni
Che si faccian da lor canale e stazzo.
Dividete co’ rostri e con le prore
Questa nemica terra; in questa terra
450Mi gittate una volta, e che che sia
Segua poi del navile. A questo pregio
Non curo del suo danno: afferri, e pèra.
     Al detto di Tarconte alto in su’ remi
Levârsi: e sí co’ rostri a’ liti urtaro,
455Ch’empiêr di spuma il mar, di sabbia i campi;
E i legni tutti ne l’asciutto infissi
Fermârsi interi. Ma non già, Tarconte,
Il legno tuo, che d’una ascosa falda
Ebbe di sasso in approdando intoppo;
460Dal cui dorso inchinato, e dal mareggio
Lungamente battuto, alfin del tutto
Aperto e sconquassato, in mezzo a l’onde
Le genti espose; e ’l peso e l’imbarazzo
De l’armi, e gli armamenti infranti e sparsi
465Del rotto legno, e ’l flutto che rediva
Le tennero impedite e risospinte.
     Turno le schiere sue rapidamente
Al mar condusse, e tutte in ordinanza
Su ’l lito incontra a’ Teucri le dispose.


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