Pagina:Eneide (Caro).djvu/585

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544 l’eneide. [945-969]

945E devota virago; Italo, o Teucro
Che sia. Poscia io verrò di nube involta
A provveder che ’l miserabil corpo
Non sia d’armi spogliato, e che raccolto
Sia ne la patria, e seppellito e pianto.
     950Così dicendo, entro un sonoro nembo,
Da’ mortali occhi non veduta, a terra
Lievemente calossi. I teucri intanto
E i toschi duci le lor genti avanti
Spingendo, a la città s’avvicinaro.
955Piena d’armi, d’insegne, di cavalli
E di schierati fanti e di squadroni
Si vedea la campagna. Eran per tutto
Gualdane, giramenti, scorribande
Di cavalieri: in secche selve i colli
960Parean conversi: ardea la terra e ’l cielo
Di ferrigni splendori, e d’ogni parte
S’udian fremer cavalli e squillar trombe.
     Incontro a lor da l’altra parte usciro
Il fier Messápo, i cavalier latini,
965Corace col suo frate, e di Camilla
La bellicosa banda. Era il concorso
Tuttavia de le genti, e de’ cavalli
Il fremito maggiore. E già la massa
Ristretta, e già vicine ambe le parti


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