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180 capitolo iv

prattutto al confronto dei possibili spazii visivi, nei quali sieno già introdotti gli elementi associati provenienti da sensi diversi, attesochè codesta dissimetria meccanica non sussista per riguardo ai fenomeni ottici.

Una maggiore difficoltà, inerente ad un processo d’astrazione più intellettuale, dovrà dunque riscontrarsi nella genesi del concetto di spazio, presso i ciechi-nati; ed una difficoltà analoga dovrà pure rispecchiarsi nella genesi della rappresentazione meccanica dello spazio, come avremo agio di meglio osservare più tardi.

Passiamo ora a discutere in particolare gli elementi concettuali delle rappresentazioni di spazio, fornite dai varii sensi. L’ordine della trattazione risponderà soprattutto al proposito di rendere più accessibili le nostre idee a chi sia meno fornito di una speciale preparazione matematica in questo campo, e di mostrare più lucidamente la necessità di ricorrere in tale argomento a siffatte considerazioni.


§ 20. I dati spaziali della vista e la Geometria proiettiva.

Dai numerosi resultati sulla fisiologia della vista (cui si riferiscono osservazioni ed esperienze di Lotze, Weber, Volkmann, Fechner, Helmholtz, Panum, Donders, Hering, Wundt, James, Mach ecc.) basterà a noi trarre uno schema fondamentale del processo, senza entrare in discussioni minute intorno ai particolari di esso:

I fatti elementari della visione sono i seguenti:

1) La formazione dell’immagine sopra la retina, equivalente ad una proiezione centrale piana dell’oggetto.
2) I movimenti dell’occhio, effettuantisi normalmente attorno al cosidetto centro di Donders, ed obbedienti in modo approssimativo alla legge di Listing, e a quella dell’orientazione costante, che ne dipende.
3) Il fondersi in via normale, delle immagini corrispondenti nella visione binoculare. Al qual riguardo è da avvertire che la fusione avviene normalmente, non solo quando le immagini cadono in punti (identici) che occupino un’analoga posizione nelle due retine, ma sempre, entro certi limiti, per le immagini corrispondenti ad un medesimo punto esterno, tostochè in forza di varii elementi concomitanti della sensazione si sia ottenuto l’adattamento conveniente dell’organo; il punto unico è veduto press’a poco nella direzione del raggio che biseca l’angolo dei due raggi visuali.

Dopo queste premesse ci troviamo in grado di discutere la questione fondamentale, sempre dibattuta «se la vista ci dia la percezione immediata delle distanze fra due punii, cioè della grandezza dell’oggetto».

Il fatto semplice della visione binoculare dopo l’adattamento, si pre-