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22 capitolo i


Riscontriamo nella pluralità di questi modi possibili l’elemento subiettivo.

Ma comunque, coll’allargarsi della conoscenza, i due elementi suddetti riescano sempre più distinti, distinti assolutamente non lo saranno mai. Imperocchè il concetto dell’obbiettivo e del subiettivo risulteranno in ogni momento, per astrazione, da un confronto di conoscenza, che resteranno sempre suscettibili di estensione.

Per conseguenza nell’aspetto subiettivo delle conoscenze sarà sempre contenuto qualche elemento obiettivo, e così nell’aspetto obiettivo qualche elemento subiettivo.


Tuttavia il processo di distinzione può essere proseguito molto al di là di ciò che appaia dall’esempio sopra citato.

Sempre ponendo a base il confronto delle conoscenze ci si può infatti sollevare al di sopra di quella obiettività, che apparisce quando si confrontano conoscenze di persone diverse in rapporto ad una medesima cosa; e parimenti confrontando i modi di conoscenza relativi a diversi oggetti, si può pervenire a riconoscere la subiettività di rappresentazioni, che pur sono comuni a tutti gli uomini.

È questo un nuovo stadio scientifico della distinzione fra subiettivo e obiettivo, dove si palesa una circostanza nuova, cioè che «il modo di rappresentazione conducente in un dato caso ad una previsione verificata, c’induce in errore per riguardo ad altre previsioni possibili». Ciò si esprime dicendo che all’aspetto subiettivo della conoscenza si legano delle apparenze delle cose, non rispondenti alla loro realtà. La distinzione così ottenuta c’induce quindi a correggere la conoscenza primitivamente accolta, spezzandola in due parti, di cui l’una (elemento obiettivo) risponde meglio al complesso più largo delle previsioni, l’altra (elemento subiettivo) aggiunta alla prima ci porge la previsione relativa al caso singolo discordante (ossia ci spiega, come si dice, la fallace apparenza).


§ 20. Subiettivo ed obiettivo nel procedimento della misura.

Questo appunto noi possiamo riconoscere dall’analisi di un esempio semplice e luminoso.

Quando si parla della grandezza o delle dimensioni di un oggetto, si afferma una conoscenza complessa che involge l’accordo di previsioni molteplici, in rapporto a possibili esperienze tattili, visive, ecc.

Ora supponiamo conosciute le dimensioni di un oggetto posto dinanzi ai nostri occhi. Di queste dimensioni la vista ci fornisce una certa conoscenza immediata nella quale si mescolano per altro varii elementi che dobbiamo sottoporre alla nostra analisi.