Pagina:Fabretti - Il Museo di Antichità della R. Università di Torino.djvu/4

Da Wikisource.
4

ne’ passati tempi, che avevano arricchito le private collezioni dei duchi di Savoia. L’amore agli studii storici fondati sulla conoscenza dei monumenti si era ridestato in Italia: si tentavano scoperte dappertutto; erasi ritrovato il sito di Ercolano e di Pompei; Muratori raccoglieva le antiche iscrizioni romane e le antichità italiche illustrava: Scipione Maffei introduceva il metodo critico nella dichiarazione dei monumenti; e non è a maravigliare che in Torino si sentisse la importanza delle investigazioni storiche ed archeologiche.

Il Maffei era venuto in Torino l’anno 1723, e preso aveva conoscenza delle lapidi in quel giro di tempo scoperte; con Vittorio Amedeo II discorrendo di queste e di altre iscrizioni disseminate nel palazzo e nelle regie ville, ebbe l’incarico di tutte raccoglierle e formarne il Museo epigrafico della Università. Egli stesso ne diresse la collocazione: e più tardi (1749) pubblicava la intera raccolta in appendice al Museum veronense1. Lodovico Antonio Muratori ’si valse di quelle epigrafi pel suo tesoro epigrafico, per gli apografi del conte Caissotti; e in appresso i bibliotecarii torinesi Ricolvi e Rivautella misero

  1. Museum Taurinense sive antiquarum inscriptionum veterumque anaglyphorum in regiae Arademiae porticibus circumquaque infixa collectio (pagg. 203-235).