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Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/261

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scherzi 255



     il ciglio i rai percuotono,
e, allor che aprirlo io tento,
95sul vuoto mi addormento
indocile bicchier.

     Godiamo che all’instabile
avara falciatrice
d’insidiar non lice
100chi disprezzar la sa.

     Né paventar se al niveo
crine ti tesse inganno,
col quarantesim’anno,
la fuggitiva etá.

     105Sparsi d’argento, gli omeri
curvava Anacreonte,
e su la calva fronte
ridea la gioventú.

     Le rose inteste all’edera
110scherzavan con la chioma,
che, dall’etade doma,
non risplendeva piú.

     Le nude Grazie e i garruli
Scherzi, che Amore ispira,
115reggean la greca lira
al vecchio suo cantor;

     e le leggiadre Veneri,
e il pargoletto Riso
tergean sul crespo viso
120gli amabil sudor.

     Dei lascivetti satiri
la turba cornipazza
premeagli sulla tazza
il cretico licor;