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     65Al pigro fuoco languido
io mesto seggo accanto;
e, involto in bruno ammanto,
il tacito Dolor,
     coperto il volto, incurvasi
70sul moribondo fuoco,
e sveglia a poco a poco
il fuggitivo ardor.

     Entro d’azzurre ciotole
mi temprano ingegnose
75le cure tormentose
i timidi color.
     Scioglie nell’acqua l’araba
gomma, ch’errando sorge,
ed il pennel mi porge
80il pallido Timor.

     Su bianca carta sfidano
curvi i color la luce,
che in mezzo all’ombre adduce
focoso immaginar,
     85e, all’agitar del morbido
pennello animatore,
veggo di quelle fuore
l’immagini scherzar.

     D’un bosco solitario
90tesso al nemico affanno
un lusinghiero inganno,
fra il taciturno orror,
     e su d’alpestre ed orrida
rupe, da cui gemente
95precipita un torrente
di sassi crollator.

     Sovra il vicino scoglio
dipingo umil capanna,
che il tardo peso affanna
100del paziente gel,