Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/267

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parte seconda. 259

Fausto spaventato. Le Madri!

Mefistofele. Tu dunque. Tremi?

    idea astratta di tempo e di luogo non fa presa su queste figure misteriose più assai che fantastiche. «Al di là delle regioni inferiori, la Natura non ci lascia scorgere che l’istante del passaggio; e quanto alle superiori, ci addita solo certe forme in via di progresso, serbando a sè i mille e mille sentieri invisibili delle trasformazioni. Tale era il regno dell’increato, l’immenso ὕλη ovvero le Jadi nel cui profondo mai non penetrò occhio umano.» Herder (Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, fünftes Buch, XI Abschnitt.) Mefistofele divinità le appella sconosciute aʼ mortali. Ecco poi spiegato lo spavento di Fausto. Egli ignora ciò che lo attende in seno al vuoto eterno da parte di questi misteriosi enti, di cui persino il diavolo è inetto a strappare il velo: egli esita; ma la smania di conoscere, la frenesia di possedere Elena, vincono il partito, e l’indole mite e soave di Margherita si cancella in faccia al potente lenocinio della grandezza plastica. Partesi quindi, e Mefistofele, incerto della buona riuscita di quella intrapresa, esclama: Sono ansioso di conoscere se gli fia dato il tornare. — E i lettori provverano anch’essi tale incertezza, e tale orrore dello sconosciuto e dell’inaccessibile di che la immaginazione del gran poeta vi manda compresi al modo o poco meno che Fausto nol fosse. Del rimanente, lasciando stare come codesta scena di fantasmagoria valga a destare pel solo mistero in sè un particolare interesse, serve non meno a disporci sugli avvenimenti che sopravverranno più tardi, ed è quasi una esposizione o intermezzo alla tragedia antica del secondo e terz’atto. Ponendo mente a cio, non è cosa impossibile che Goethe, genio classico fin nelle più stravaganti fantasie, volesse con siffatta bizzarra idea delle Madri, attenuare, agli occhi de’ scrupolosi seguaci delle tre unità, il matto e gigantesco salto ch’egli è per fare, passando a un batter d’occhi, senz’altra transizione che il suo capriccio, dal cuore del medio evo alemanno nella pretta greca antichità. Diodoro di Sicilia riferisce che gli abitanti di Minoa e di Engium onoravano, sotto al nome di Madri, le nudrici di Giove, e a quel culto, proveniente da Creta, attribuivano un influsso favorevole per la vita degli uomini e per i raccolti. Se è da credere alla leggenda cui Diodoro presso Arato riferisce, codeste Madri splendono sotto il segno dell’Orsa nel firmamento, dove Giove le sollevò per riconoscenza. Il tempio delle Madri vasto era e magnifico, pieno di orribili superstizioni, tradizioni e pratiche relative al culto delle forze elementari e della Natura, le quali, come ognuno sa, esistevano prima delle olimpiche divinità di Omero. La spiegazione quindi che offriamo più sopra delle Madri, elemento e principio d’ogni cosa