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parte seconda. | 287 |
UN LABORATORIO
secondo il gusto del medio evo; apparecchi confusi ed informi per esperimenti fantastici e bizzarri.
Wagner, al fornello.1 Il campanello manda un suono che stordisce, tale da scuotere i muri anneriti dalla fuliggine; la incertezza di un attendere tanto solenne non può durare più a lungo. E già il buio si schiara, e già in fondo alla guastada v’ha non so qual luccichio2 come d’un tizzo acceso, meglio, d’uno splendido carbonchio che tramanda nell’oscurità mille sprazzi di fiamma. Ve’ comparire una luce vivida e bianchiccia! Purchè adesso non m’abbia la sventura di perderla! – Dio mio! qual fragore improvviso vien ora dalla parte dell’uscio!
Mefistofele entrando. Buon dì, amico!
Wagner con ansietà. Ben venga la costellazione di questo momento! (Abbassando la voce.) Per carità
- ↑ Mentre Fausto correva in volta pel mondo, travagliato dall’instancabile sua smania d’agire, Wagner s’immerge in elucubrazioni trascendentali. Ritroviamo il gaglioffo stabilitosi questa fiata nel laboratorio del dottore, che maneggia a suo grado gli strumenti cui solo un dì apparecchiava. Egli concepì il progetto di creare un uomo fuor d’ogni legge naturale, e col mescolamento de’ contrarj, ex contrario et incongruo. Mefistofele ch’ebbe alcun sentore di ciò, recasi ad invigilare l’operazione della quale conta di trarre partito a suo pro’. Il gatto spia i marroni che stanno nella brace. Il povero Wagner ha da sudare per gli altri; e sia pur poca cosa l’opera sua, non fia che ne goda. Nato appena, Homunculus, il piccolo aborto, schernisce il proprio creatore, e sfuggitogli di mano, sommettesi all’arbitrio di Mefistofele, a cui dalla sua natura demoniaca sentesi attratto.
- ↑ Quest’idea di rinchiudere nelle ampolle gli spiriti è non poco famigliare nella stregoneria del medio evo.