Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/362

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354 fausto.

       Veggonsi a meditar spirti gentili!
       Tale, o elementi, ardete ognor voi tutti!1

  1. Sul più bello della festa marina, Talete pronuncia enfaticamente il principio della scuola ionica: «Tutto viene dall’acqua, e l’acqua tutte cose conserva» e lo ripetono intorno intorno le ondulazioni dell’Eco. L’Oceano dalle cupe e profonde sue grotte risponde all’ippo cui mandano sua gloria voci numero. Homunculus ne tripudia dal fondo della guastada, e un’incognita ardenza accende nel cristallo le vampe più vive: Proteo sel prende allora sul suo dorso di delfino e lo raccosta a Galatea. Là il vetro si spezza, al genietto si fonde, e la sua luce imporporando i flutti con loro si mesce. Homunculus scompare nell’Oceano appiè del trono di Galatea; Fosforo maritasi alle acque sotto l’influsso dell’amore, dell’eterno Eros, principio e termine di tutte cose: il coro celebra l’imeneo degli elementi.

    Gettiamo un rapido sguardo sul grandioso spettacolo cui abbiamo pure ora assistito, ed isforziamoci di chiarirne il senso. Homunculus, Spirito elementare del fuoco, Fosforo, personaggio romantico al sommo, introduce Fausto nella classica antichità; Mefistofele, prossimo parente di questo, servo di quello, li accompagna. Lo Spirito elementare va in cerca di una forma palpabile; vuol esistere; vuol essere: nè valendo l’antichità a forbirgliene il modo, associasi agli elementi cui in origine appartiene, come loro figliuolo. Gli elementi costituiscono la base della fisica antica (Plat. Tim. p. 32.), come pare della mitologia primitiva; il loro contrasto, la formazione del solido fuori del caosse, per mezzo dell’amore e dell’odio, le rivoluzioni del suolo cagionate dai terremoti e dalle inondazioni, la suprema preponderanza del mare sulla generazion, sulla vita: tali sono, poco più poco meno, tutte le significazioni delle antiche divinità della natura, o quelle almeno cui Goethe abbia qui evocate. La contemplazione della natura introdotta da Homunculus, Spirito del fuoco, rinviene sul classico terreno alcuni punti di affinità ne’ misteri de’ Cabiri, nella simbolica delle deità Oceanine, Nereo e Proteo; in ogni fatta leggende che ritraggono del romanticismo a lor modo: è questo riscontro ha per risultato l’avvenimento che si svolge con tanta pompa e con sì mirabile apparecchio nell’ultima scena dell’Atto, l’imeneo, cioè, degli elementi sotto il prestigio della bellezza e dell’amore. Di là i cantici che le potenze dell’Oceano generatore innalzano in laude di Ciprigna e d’Eros; di là il continuo turbamento, e il fastidio che prova Mefistofele, Spirito della negazione e dell’odio. L’unità, l’amore, ecco la mira a cui tende Homunculus in tanta e così varia confusione, e nelle apparizioni senza numero della Notte Classica di Valburga; ed ecco ad un tempo la spiegazione di codesto grande enimma poetico.