Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
482 | fausto. |
Trascinan la vita!
Giù rapidi a volo
Scendete — accorrete!
Al gelido frale
Rendete — o celesti
Lo spirto immortale!
E al vostro passaggio
Lo spazio s’accenda
Di vampe d’amor;
E amica discenda
La grazia nei cor.
Mefistofele.
To’, quai stridule grida, e quai malèdiche
Voci, da suso per sentier qui scendono
Di mal augurio! — Cinguettio spiacevole,
Canti d’ermafrodito onde letizia
Solo un sagrista aver potria! V’è cognito
Qual nelle nostre ore dannate l’intimo
Del cor alta n’invada ansia di struggere
L’universo quant’è; ma perchè il fervido
Immaginar più di arti ree si studii
Più alla vostra pietà gioco e’ diventano.
Quatti, quatti — io li sento — ecco s’avanzano.
Canaglia! — È duro a ricordar che tornano
Spesso in pro loro i miei travagli, e a svellere
Le tante volte di mia mano e’ giunsero
La già ghermita preda! Eppur dissimili
Non son tra noi l’arti, gl’ingegni, e identiche
L’armi ch’entrambi adoperiamo; e spiriti
Quali siam noi, son essi pur; ma spiriti
Che la zucca melensa incapperucciano.