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il fiasco del maestro chieco 129

i versi. — È il duetto dell’anima — mi disse Chieco. — Shakespeare non lo ha immaginato, ma io sì. Lo faccio precedere da un assolo di violoncello ch’è divino, Te lo suonerò poi fuori di qui.

Il bizzarro uomo suonò infatti più tardi questo pezzo ispirato a capo della scala che scende nel cortile, presso una finestra poetica da cui si domina il lago e si vedon giù, porgendo il capo, le alte mura, lo scoglio, i salici e i fichi selvatici che ne sbucano a pender sull’acqua. Io sedeva sulla scala cinque o sei gradini più sotto.

Il violoncello sospirava e gemeva più dolcemente di qualsiasi voce umana. Il vento sibilava nelle logge, sbatteva ogni tanto qualche uscio per le solitudini del castello. Un soffio più forte spalancò la finestra, portò dentro il rumore delle onde. Pareva di essere in un’altra isola incan-