Pagina:Ferrero - Il ritorno di Ulisse, 1941.djvu/206

Da Wikisource.

201

Questo è obbedire Giove. E non sapete
che le sue frasi sono perfettissime?
LE GOCCE
Povera Iride! Come sei triste!
IRIDE
No, io non sono triste! Io sono lieta.
Ma dunque fingo così male? Dunque
non so mentire? Ditemi, fanciulle,
non sembro lieta? Il mio sorriso è fosco?
LE GOCCE
Iride, tu sei l’allegria.
Come una torcia è il sole.
IRIDE
Oh! mi dispiace, e ditemi, fanciulle,
ora sono più lieta? Sí? Andiamo,
andiamo, andiamo ad obbedire Giove.
Avete visto il mio amante? Io voglio
trovarlo — ma non voglio dei conforti;
No! I conforti fanno tanto piangere!
Io devo fingere come la Discordia,
sembrar radiosa, e mentire e mentire...

(escono lentamente. Silenzio. Lontanissimo un tuono rulla e si sente l’eco tramandata ancor più lontano. Un altro tuono più vicino. Un lampo. Il vento di tempesta investe il bosco ululando; qualche frasca schianta. Nuovi lampi e nuovi tuoni)


ARCO

(entrando quasi a tentoni, ha un gran mantello scuro)