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imita la natura, ma perchè le cose rappresentate sopra la sua tela vivono come quelle dell’universo. Kant ha chiuso in una formula filosofica, rigorosa e chiara, questo stesso sentimento: «Davanti a un prodotto dell’arte bella, ha scritto, bisogna aver la coscienza che esso è arte e non natura; ma la finalità della sua forma deve apparire libera da ogni costrizione di regole volontarie, come se fosse un prodotto semplicemente della natura... Vedemmo che la natura è bella quando ha l’apparenza dell’arte; l’arte, a sua volta, non può esser chiamata bella se non quando noi, pur essendo coscienti che essa sia arte la riguardiamo come natura»8.

In Leonardo non si vede bene come l’artista possa raggiungere la bellezza, ma si capisce come costruisca il suo mondo. Della bellezza, che cercando di spegnere il problema nelle onde di una frase musicale, ha chiamato «proporzionalità armonica», Leonardo si occupa appena di quando in quando. Il pittore, tal quale sorge dalle pagine scintillanti del Trattato della Pittura, non si strugge, come tutti i pittori di questo mondo, di dipingere un quadro bello, ma persegue le chimere teoriche del microcosmo, smania di farsi centro di un mondo. Questo mondo può occorrere che