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canto sesto. 99

Sciogli doman le biancheggianti vele,
160Fratel d’Aganadeca; ella sovente
Viene all’anima mia per lei dogliosa,
Qual sole in sul meriggio: io mi rammento
Quelle lagrime tue; vidi il tuo pianto
Nelle sale di Starno, e la mia spada
165Ti rispettò, mentr’io volgeala a tondo
Rosseggiante di sangue, e colmi avea
Gli occhi di pianto, e ’l cor ruggìa di sdegno.
Che se pago non sei, scegli e combatti.
Quell’arringo d’onor, che i padri tuoi
170Diero a Tremmòr, l’avrai da me: giojoso
Vo’ che tu parta: e rinomato e chiaro
Siccome sol che al tramontar sfavilla.
     — Invitto re della morvenia stirpe 4,
Primo tra mille eroi, non fia che teco
175Più mai pugni Svaran: ti vidi in pria
Nella reggia paterna, e i tuoi freschi anni
Di poco spazio precedeano i miei.
E quando, io dissi a me medesmo, e quando
La lancia innalzerò, come l’innalza
180Il nobile Fingàl? Pugnammo poi5
Sul fianco di Malmòr, quando i miei flutti
Spinto m’aveano alle tue sale, e sparse
Risonavan le conche: altera zuffa
Certo fu quella e memoranda: or basta;
185Lascia che il buon cantore esalti il nome
Del prode vincitor. Fingallo ascolta:
Più d’una nave di Loclin poc’anzi
Restò per te de’ suoi guerrieri ignuda;
Abbiti queste, o duce: e sii tu sempre
190L’amico di Svaran. Quando i tuoi figli
All’alte torri di Gormàl verranno,
S’appresteran conviti, e lor la scelta
Della tenzon s’offerirà. — Nè nave 6,
Rispose il re, né popolosa terra
195Non accetta Fingàl; pago abbastanza
Son de’ miei monti, e dei cervetti miei.
Conserva i doni tuoi, nobile amico
D’Aganadeca: al raggio d’orïente
Spiega le bianche vele, e lieto riedi
200Al nativo Gormallo. — O benedetto
Lo spirto tuo, re delle conche eccelso,
Gridò Svaran, di maraviglia pieno 7;
Tu sei turbine in guerra, auretta in pace.
Prendi la destra d’amistade in pegno,
205Generoso Fingallo. I tuoi cantori
Piangano sugli estinti, e fa ch’Erina
I duci di Loclin ponga sotterra,